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5 chiavi per lo Sleep Training

Federica Tilgher • Dec 03, 2020
Il termine Sleep Training ormai è molto diffuso, anche se spesso con una cattiva eccezione. Si tende, infatti, a sovrapporre il concetto di Sleep Training con quello di Estinzione graduale del pianto (CIO ossia il crying it out di Estivil) o del Pianto controllato (anche noto come metodo Ferber). 

Insomma, si pensa che ogni qualvolta una famiglia decida di fare qualcosa per poter migliorare il sonno del proprio bambino, si debba passare necessariamente per il “lasciarlo piangere”.

Occorre specificare che, in effetti, la maggiorparte dei consulenti del sonno utilizzano le suddette tecniche, in una delle numerosi varianti di CIO (crying it out, time checks, tecnica della sedia, ecc. ecc.) . E va anche detto che queste tecniche sono efficaci.  
Molti bambini rispondono in pochi giorni, limitando la segnalazione dei propri risvegli e concedendo ai genitori numerose ore di sonno ininterrotto; una sorta di bacchetta magica che finisce poi col fare anche dimenticare ai genitori le difficoltà dei primi giorni di training, in cui bisognava fare i conti con pianti e lacrime non asciugate. 

L’efficacia, dicevo, è comprovata. Quello su cui ancora si discute tanto è la presenza di traumi o danni a lungo termine nel bambino. Ci sono studi nell’una e nell’altra direzione (magari un giorno vi scrivo un articolo anche su questo). Dunque, non c’è certezza. 
Quello che è certo, invece, è che per moltissimi genitori il ricorso a queste tecniche è impensabile oppure, quando ci provano, si trovano davanti a una montagna di stress emotivo. 

Cosa possono fare quindi i genitori che non vogliono fare ricorso alle tecniche di Sleep Training, in senso stretto?

Per rispondere a questa domanda è nato un filone di consulenti del sonno definite “gentili”, dove la gentilezza consiste nel poter offrire conforto al bambino che piange, senza lasciarlo completamente solo o ignorato. 

Anche qui, sull’effettivo grado di gentilezza si apre un mondo, perché moltissime strategie sono, in effetti, varianti delle tecniche di estinzione graduale del pianto, un po’ edulcorate.

A me la parola Sleep Training non piace, non tanto perché questo debba necessariamente essere intesa come pianto, ma perché – sopratutto se tradotta in Italiano – ritengo che non sia possibile “addestrare” un bambino. Anzi. Il più delle volte a dover essere addestrati sono piuttosto i genitori, che piano piano imparano a conoscere, riconoscere e gestire meglio i bisogni del piccolo, mediandoli con i propri. Ecco perché preferisco, di gran lunga parlare di Coaching (dove i destinatari sono proprio mamma e papà).

Inoltre, non amo e non utilizzo tecniche di CIO. Mi occupo, invece, di identificare aree di miglioramento nella vita del bambino, a tutto tondo, che possano portare anche benefici sul comportamento notturno. Principalmente, mi interessa il benessere del bambino e della mamma, anche di giorno!

Voglio comunque dirvi quali sono, secondo me, le chiavi indispensabili per affrontare un percorso di Sleep Training o di miglioramento del sonno del bambino – qualsiasi consulente o metodo scegliate di seguire.

5 CHIAVI PER IL SUCCESSO

1) RISPETTO
È importante rispettare il bisogno fisiologico di dormire, da parte del bambino: pretendere di inglobarlo in una vita da adulti e lasciare che il piccolo accumuli troppa stanchezza o iperstimolazione, renderà il processo ancora più complicato. 
Rispettiamo anche il bisogno di spazio da parte del bambino. A seconda delle varie fasi, potrebbe avere bisogno di spazio per gattonare o rotolare in giro per il lettino. E questo va benissimo! Bisogna lasciarglielo fare e dargli modo di scoprire da solo questa cosa completamente nuova dell’addormentamento.  
Ci deve essere, infine, rispetto tra i genitori: entrambi devono essere d’accordo e supportarsi reciprocamente durante il percorso. 

2) COMUNICAZIONE 
Pensa a cosa stai cercando di dire al tuo bambino: “So che sei stanco e irritato. Ti amo e rispetto il tuo bisogno di dormire. Sono qui e avrò calma e pazienza fino a quando imparerai ad addormentarti sereno.” 
Come comunicate questo messaggio? Verbalmente, con shush o canzoncine; non-verbalmente con comportamento e risposte sempre coerenti, e rimanendo calme e positive. 
Cosa ti sta comunicando il bambino? “Mamma, sono stanco e confuso, perché non mi allatti o culli sempre come prima?”. Il bambino non è nel panico né tanto meno ti odia. Tu sei proprio là, utilizzando il tuo tocco, la tua voce e il tuo calore per coccolarlo. 

3) COERENZA
Questo è il fattore principale dello Sleep Training. Comunque lo vediamo, quello che stiamo facendo è modificare una sua abitudine e, dunque, un suo comportamento. E per fare questo è indispensabile che arrivino messaggi sempre coerenti. 
Se così non è, confonderemo il bambino e allungheremo ulteriormente il numero di settimane necessarie affinché arrivino i risultati. 
Una risposta incoerente o, addirittura un rinforzo negativo – come ad esempio farlo disperare per 40 minuti per poi comunque attaccarlo al seno, farà si che la volta successiva il bambino farà ancora più resistenza. 
Quindi, ricordatevi: meglio piuttosto interrompere i tentativi, prendere una pausa e riprovare dopo 1 ora. Ma non rinforzate il comportamento che state cercando di cambiare. 

4) PAZIENZA 
Per uno sleep training gentile e senza pianti, ci possono volere anche 3, 4 settimane prima di iniziare a vedere i primi passi. Non tutti i bambini rispondono in pochi giorni! Ognuno ha i suoi tempi e, se decidiamo di rispettare il suo ritmo, non dobbiamo avere fretta di progredire. 
Tenete presente che, lungo la strada, ci saranno comunque innumerevoli ostacoli (balzi di crescita, denti in uscita, vaccini, allergie, caldi estivo, inserimenti al nido o cambi di baby sitter, ecc. ecc. ) e bisogna accogliere con pazienza anche i giorni e le notti “no”. 
Ad ogni modo, occorre essere assolutamente dedicate e convinte di questo percorso e avere le energie necessarie per portarlo avanti anche nel caso si protragga molto più a lungo del previsto. 


5) CALMA
Immagina in che stato d’animo si trovi un bambino a cui stiamo cercando di fare accettare una cosa nuova o diversa da quella che ha sempre amato. O un bambino alle prese con le prime notti in cameretta, lontano dai genitori. 
Il bambino avrà bisogno di tutta la vostra calma ed equilibrio per poter essere rassicurato che vada tutto bene. Se al suo stress aggiungete il vostro, succede il patatrac!
Dovete essere l’àncora di questa barchetta in mezzo alle onde e non farvi travolgere anche voi dalla tempesta. 
I bambini hanno un sensore speciale per captare la vostra ansia, le vostre paure e la vostra tristezza. Sentire queste emozioni al momento dell’addormentamento non aiuterà affatto il processo, anzi, renderà ancora più difficile che questo avvenga. 

In conclusione: quando scegliete di lavorare sul sonno del vostro bambino e CON il bambino, dovete essere convinte, calme e serene di aver preso la decisione giusta per la vostra famiglia. Dimostrate a vostro figlio che sapete cosa state facendo e che si tratta della cosa migliore per tutti voi! 

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