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Attaccamento Sicuro

Federica Tilgher • Mar 30, 2021
La teoria dell’Attaccamento studiata da vari specialisti a partire da John Bowlby è una pietra miliare della psicologia e della pedagogia moderna.

In estrema sintesi, i bambini nascono con un innato bisogno di avere accanto una figura di riferimento (caregiver), che fornisce nutrimento e comfort, e stabilire una connessione con questa. Il pianto e il sorriso di bambino sono comportamenti biologicamente determinanti e funzionali a questo “attaccamento” e il caregiver risponde a questi segnali per soddisfare i bisogni del bambino. 

Sull’attaccamento ci sarebbero tantissime cose da dire. Per esempio che si può classificare in quattro categorie
  •  attaccamento sicuro
  •  attaccamento insicuro evitante
  •  attaccamento insicuro ambivalente
  •  attaccamento disorganizzato 

Restiamo nell’ambito dell’attaccamento sicuro, quello che tutte noi pensiamo di avere o vorremmo avere da parte del nostro bambino - anche se, ahimé, si stima che la percentuale di bambini con attaccamento insicuro sia in realtà molto alta. E non solo tra le famiglie disagiate, come si penserebbe.
(Se ci sono dubbi, il mio invito è come sempre quello di approfondire e parlarne con uno specialista di psicologia dell’età evolutiva).

L’attaccamento non è un evento spot ma un processo che si protrae nei mesi e negli anni e che attraversa diverse fasi.
I bambini iniziamente necessitano che qualcuno soddisfi i loro bisogni primari, prontamente e con calore.
Col tempo sviluppano una preferenza per alcune persone e iniziano a riconoscerle, fino a quando a un certo punto si sviluppa l’attaccamento vero e proprio con una persona specifica. 
Questo avviene attorno agli 8 mesi. Ed è qui che arriva il bello.

A questa età i bambini iniziano a manifestare disagio quando la figura primaria si allontana e mettono in atto una serie di comportamenti volti a ottenere prossimità e sicurezza. Insomma piangono tanto e si calmano solo quando tra le braccia della figura di riferimento. Tutto questo va sotto il nome di ansia da separazione.

Fortunatamente questa fase a un certo punto passa e, quando l’attaccamento è sano, si assiste a una dinamica meravigliosa: la figura di riferimento diventa Base Sicura e Porto Sicuro nello stesso tempo.

Significa che il bambino parte dalla base, con lo slancio e la sicurezza necessaria per poter esplorare il mondo. E con altrettanto slancio, poi torna sempre da questa figura, che costituisce quindi anche il punto di arrivo, un vero e proprio porto che lo accoglie.
Questa dinamica è nota come Circle of Security. Il Circolo della sicurezza.

I nostri figli ruotano attorno a noi come satelliti, pur nella loro indipendenza. Un concetto che amo. Sopratutto se pensiamo che quanto più l’attaccamento è saldo, tanto più lontano si potranno spingere. Esattamente come i rami di un albero con radici profonde.
Questo vale per i figli di tutte le età. 18 mesi, 18 anni e anche per noi stessi, con i nostri genitori.

E IL SONNO? CHE SPUNTI TRARRE DALLE TEORIE SULL'ATTACCAMENTO PER MIGLIORARLO?


Intanto è bene mettere a fuoco che l’attaccamento prende varie forme, a seconda dell’età.
Secondo G. Neufeld ci sono sei fasi, che coincidono grosso modo con i primi 6 anni di vita.


1.SENSI e PROSSIMITÀ

Durante il primo anno di età, l’attaccamento si manifesta attraverso il bisogno di prossimità. Il bambino ha bisogno di sentire la figura di riferimento. 

Occorre:

- prevedere questo bisogno (inutile aspettarsi che un neonato giaccia tranquillo da solo);

- soddisfare il bisogno (usare la fascia, bedsharing, cullare, tenere in braccio, allattare); 

- utilizzare il contatto visivo, la propria voce, la presenza in stanza. 


Non tutti i bambini sono pronti a dormire da soli nei primi 12 mesi di vita. Alcuni sono a loro agio. Per altri la lontananza è insostenibile. In questo secondo caso, consiglio di avere molta pazienza, fare progressi graduali e senza fretta o, in alcuni casi, rimandare.


Ricordate: l'indipendenza si nutre attraverso una sana dipendenza. Se volete che i bambini crescano forti e indipendenti, è bene rispettare e nutrire la loro dipendenza durante i primi anni.


2. SOMIGLIANZA

Nel secondo anno i bambini manifestano la voglia di imitare i genitori e iniziano a replicarne i comportamenti. 

Questo è il momento giusto per aiutarli ad addormentarsi in autonomia, dando l’esempio:

- siate a vostra volta calmi e rilassati, giocate a respirare insieme per rilassarvi; 

- utilizzate un linguaggio positivo nei confronti della nanna;

- stendetevi a terra accanto al loro letto e fate finta di dormire;

- stimolate la somiglianza, acquistando pigiami uguali mamma-figlia o lo stesso cuscino o persino lo stesso dudu;

- condividete la routine. Ad esempio mettendo anche voi il pigiama o lavando i denti tutti insieme.


3. APPARTENENZA

Crescendo, il bambino ha bisogno di possedere ma anche sentirsi parte di qualcosa. Per esempio dirà molte volte MIO (mia mamma, mio gioco, mio fratellino, mio lettino). È quindi una fase perfetta per spostarlo in cameretta (se ancora era con voi) perché molto sensibile al richiamo di avere il proprio spazio.


Avrà però altrettanto bisogno di sentire che appartiene a voi. C’è infatti un ritorno della richiesta di stare con i genitori, anche nei bambini che erano abituati ad addormentarsi da soli.


Quindi:

- importantissimo rinforzare il rito della nanna, così che il piccolo possa sentirsi parte attiva e al comando (utili in questo senso il cesto della nanna, libri e poster);

- cedere alla richiesta di fermarsi un po’ con loro mentre si addormentano;

- incrementare le attività “di famiglia” tutti assieme;

- dare responsabilità in casa (apparecchiare, mettere nella lavatrice, ecc.);

- dare spazio alla personalizzazione (fate attaccare adesivi sul muro, scegliere le lenzuola, ecc.);

- dare enfasi: “tua copertina”, il “tuo dudu”, il tuo “lettino”, “la tua cameretta”. 


4. IMPORTANZA

In questa fase i bambini allargano il loro circolo della sicurezza (cercheranno gli amici, i parenti, ecc.), diventano sempre più indipendenti ma aumenta anche il loro bisogno di sentirsi importanti per voi. 


Il mio consiglio è arricchire il rito della nanna con momenti speciali, anche a letto prima di addormentarsi:

- chiacchierate, raccontatevi la giornata. Invitateli a identificare qualcosa successa quel giorno di cui essere fieri e grati;

- ricordate loro quanto siano importanti per voi, e bravi per aver fatto quella cosa in particolare;

- chiedetegli un consiglio, la sua opinione su una questione, cosa vuole fare il giorno dopo;

- scambiatevi un segreto e dite al bambino quanto vi fidate di lui;

- consegnate qualcosa di vostro, un oggetto “prezioso” e chiedetegli di custodirlo per voi durante la notte. 


5. AMORE

Buone notizie mamme! Finalmente al quinto anno sentirete tanti “Ti voglio bene”!

E i bambini si aspettano altrettanto:

- per quanto banale, non omettete mai di ribadire il vostro amore, durante il rito della nanna;

- utilizzate il loro linguaggio dell’amore, perché ognuno di noi ne ha uno specifico (vuole Tempo? Gioco? Parole? Oggetti? Abbracci? di cosa ha bisogno per sentirsi amato? ne parlero’ prossimamente);

- non abbiate fretta! Il bambino aspetta tutto il giorno il momento della buonanotte per avervi tutta per lui. Godetevelo!


6. ESSERE CONOSCIUTO

Arrivato alle soglie dell’età scolare, il bambino si aspetta che il genitore lo conosca e riconosca. 

- Accettate e rispondete agli alti e bassi dell’umore, che a questa età è ballerino.

- Ascoltatelo, veramente. Tutto quello che dice. Conoscere a fondo qualcuno significa prestare tanta tanta attenzione. Persino vostro figlio, che pensate di conoscere bene!

- Stupitelo, facendogli capire che conoscete i suoi gusti (ad esempio: “amore, oggi ho fatto la pasta con il pesto, perchè so che ti piace tanto”. “Domani guardiamo Frozen, perché è il tuo preferito”). 



Non c’è niente di più bello che vedere il proprio bambino correre felice e sicuro da solo. E se questo significa investire anche (e non solo!) sul momento della buonanotte... Vedrete che riuscirete a trovare la pazienza giusta. 

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