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Capricci a tavola

Federica Tilgher • Apr 11, 2020
Cominciamo con le buone notizie: se il vostro bambino un giorno chiede il bis di un piatto e la volta successiva invece lo butta a terra, va tutto bene! Si tratta di un comportamento assolutamente comune tra 1 e 4 anni.

L’alimentazione a questa età si svolge su tanti piani: quello dell’esplorazione sensoriale; la scoperta (e paura) delle novità; il rapporto con la mamma (smetto di mangiare per catturare la tua attenzione); la necessità di utilizzare il proprio potere di scelta (tu mi offri del cibo ma alla fine sono io che decido se mangiare o meno). In questa fase di sviluppo, infatti, i bambini hanno bisogno di manifestare la propria indipendenza anche (e soprattutto) sfruttando il controllo di quello che mangiano.
Come vedete c’è molto di più che non la semplice soddisfazione dello stimolo della fame. Come per tutte le fasi della crescita, a un certo punto le cose migliorano. Nel frattempo, bisogna avere tanta pazienza e non demordere. Lo sapevate che ci possono volere anche 15 esposizioni allo stesso cibo prima che il bambino accetti di assaggiarlo?

Ci sono casi in cui, però, l’alimentazione selettiva si fa seria e si può arrivare a pensare a un vero e proprio disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione del cibo (ARFID), le cui cause possono essere legate a traumi (ad esempio una malattia, un trasloco), a disturbi sensoriali (ad esempio il bambino accetta solo il cibo frullato o, al contrario, solo quello croccante, ecc.) fino a rappresentare un campanello d’allarme di patologie nello spettro dell’autismo. In questo caso è bene richiedere la visita specialistica con un pediatra o un terapista occupazionale specializzato in questo campo, soprattutto se il comportamento selettivo si presenta anche in altri aspetti della vita quotidiana.

Come sempre, il mio consiglio è quello di non farsi spaventare da tutto quello che si trova in rete, perché i casi di ARFID diagnosticati sono comunque rari e nella maggior parte dei casi, come detto sopra, il vostro bambino sta soltanto attraversando una normale fase di sviluppo.
Prima di pensare al peggio, perciò, proviamo a mettere in campo alcuni consigli per migliorare la situazione. 
 
1. Il pasto in compagnia. Se si mangia tutti insieme, proporre al bambino gli stessi piatti degli altri commensali. Preparare un piatto a parte per il bambino non fa altro che incoraggiare l’alimentazione selettiva, inibendo la naturale curiosità verso le novità. 

2. Stop alle battaglie. Se un bambino rifiuta di mangiare, evitare di alimentare il capriccio. È importante che il bambino impari a riconoscere e assecondare il proprio appetito, senza subire la pressione dei genitori. Costringerlo a mangiare o prevedere punizioni se si rifiuta, porterà solo a peggiorare la situazione. 

3. No al cuoco a richiesta. Non cedere alla tentazione di preparare qualcos’altro che gli piaccia all’ultimo momento. Per le ragioni di cui sopra, è ok se un bambino salta completamente un pasto. Mangerà a quello successivo, imparando a riconoscere e gestire lo stimolo della fame. 

4. Niente ricatti e premi. Promettere una leccornia o un premio per il piatto vuoto, significa caricare di eccessivo valore il premio (ad esempio il cioccolatino), trasformando invece il cibo principale in un noioso obbligo, quando invece il nostro obiettivo dovrebbe essere rendere eccitante persino un broccolo! Piuttosto, serviamo sullo stesso vassoio tutto il piatto completo, cioccolatino incluso, lasciando al bambino la possibilità di assaggiare tutto. Non ci crederete ma a volte iniziare il pasto dal dessert, può in realtà solleticare il suo appetito e portarlo poi a mangiare tutto il resto!
Per la stessa ragione, proibire un cibo in assoluto non fa che renderlo ancora più desiderabile. Meglio offrirgli una patatina fritta ogni tanto, che non trasformarla in frutto proibito.  

5. Orari regolari e snack controllati. Quello che invece non vogliamo è che il cioccolatino arrivi in diversi momenti della giornata. Il fuori pasto impedisce il corretto alternarsi di senso di fame e sazietà. Lo stesso vale per eccessiva quantità di bibite e succhi di frutta. 

6. Provare e riprovare. Solo perché una volta ha buttato a terra il piatto di spinaci non significa che non gli potranno mai piacere. Abbiamo detto che possono volerci più di dieci assaggi prima che le papille gustative possano captare e accettare un nuovo sapore. Quindi, non demordere e riproporre il cibo rifiutato diverse volte, magari facendo passare alcuni giorni tra un assaggio e l’altro. Può servire anche cambiare la presentazione (una volta come primo, una volta come secondo. Una volta a pranzo, una volta a cena. In ciotole diverse. E ovviamente in ricette diverse). 

7. L’accompagnamento sicuro. Ogni volta che proviamo a riproporre un alimento o una ricetta nuova, accompagnarla sempre con un cibo “sicuro”. Ad esempio, se ama il purè, proponiamo il pesce accompagnato con il purè di patate. O se ama il formaggio, coloriamo i broccoli con il formaggio fuso, prima di presentarglieli da soli. 

8. Le spezie! Nella cucina italiana sono poco utilizzate. Ma spezie ed erbe vanno benissimo anche in tenera età e possono essere utilissime per espandere il gusto dei piccoli. Ben vengano cannella, noce moscata, curcuma, origano, rosmarino, salvia e per le più avventurose anche cumino e curry. 

9. Preparate piatti divertenti. L’occhio vuole la sua parte. Costruite formine con il cibo, inventate nuove disposizioni, giocate coi colori. E se la vena artistica non è il vostro forte, lasciatevi ispirare da tantissimi account di instagram o pinterest specializzati in piatti per bambini. 
In generale, i bambini amano inzuppare (perché non presentare la pasta cotta da una parte e il sughetto dall’altra e lasciare che sia il piccolo a intingere un pezzo alla volta?) e hanno una passione smodata per il finger food.   

10. Coinvolgetelo nella scelta e nella preparazione. Questo è essenziale per consentire al piccolo di esercitare il proprio controllo. Vuoi le farfalle o le pennette? Schiacciatina o fettina? Fate scegliere sempre tra due opzioni (no al generico “cosa vuoi per cena”?). Lasciate che al supermercato scelga la frutta da mettere nel carrello! E soprattutto, lasciatelo giocare con il cibo, anche a costo di dover pulire il pavimento o “sprecare” una carota o una mela. 

11. Solleticate la sua curiosità. Forse è ancora troppo piccolo per aiutarvi a cucinare. Ma potete sfogliare insieme il libro di ricette. Ritagliate le figure che attraggono la sua attenzione. Lasciate che ci giochi. Ben vengano libri con disegni di frutta e verdure e tutto quello che possa aiutare a fargli prendere familiarità con la miriade di cibi a disposizione.  

12. Il meccanismo del ponte. Ogni volta che individuate un cibo di suo gradimento, estendete la gamma per similitudine. Ad esempio, se un bambino mangia solo cotoletta di pollo, provate a presentargli anche cotoletta di pesce, cotoletta di zucchina, ecc. Oppure pollo al forno, pollo a scaloppina, ecc. Per lui sarà molto più facile fare passaggi ravvicinati rispetto a un piatto che gli è familiare che non passare a una cosa completamente diversa. A volte questo può funzionare persino andando per colori. Avete mai notato che le lenticchie passate e la Nutella hanno lo stesso colore?   

13. Abbinare i contrasti. Abbinate i gusti che i bambini di solito non gradiscono (aspro e amaro) con quelli che gradiscono (dolce e salato). Quindi per esempio il cavolo nero (amaro) con la patata dolce o la carota (dolce). 

14. Fare porzioni piccole. I bambini sono spaventati da piatti grandi. Meglio che sia lui a chiedere il bis! Non abbiate timore che non si sazi a sufficienza. 

15. Ruotare, ruotare, ruotare. Abbiamo decine e decine di opzioni. Facciamo ruotare tacchino, pollo, manzo, vitello, agnello, sogliola, branzino, salmone, uovo, ricotta, crescenza, parmigiano. Alterniamo tutte le forme di pasta che abbiamo in Italia con anche riso, patate, orzo, polenta. Ogni giorno un colore diverso, un sapore diverso. Varietà!!! 

16. Attenzione alle parole. Piuttosto che dire: “perché non mangi?”, diciamo “mmm buono, no?”. Piuttosto che “dai, mangia”, diciamo “non ti va? Ok, proviamo la prossima volta quando hai fame”. 
17. Lo specchio degli altri bambini. Se non ci sono fratelli e sorelle, cercate di sfruttare tutte le occasioni per metterlo a contatto con suoi coetanei! Vedere mangiare gli altri bambini spesso è sufficiente a smuovere le acque. Per molti bambini la fase dei capricci cessa quando iniziano a mettersi a tavola al nido. (edit durante l’isolamento: cercate video di bambini che cucinano e mangiano.)

18. Mai mostrarsi preoccupate. Ricordiamoci che un bambino che non mangia sa di avere un enorme potere sulla mamma. Mostrarci arrabbiate e preoccupate può aumentare questo suo potere e fare scattare un meccanismo vizioso di ricerca di attenzione. Il piatto finisce a terra? Lasciamolo lì senza commentare. Lo metteremo via in un secondo momento. Il bambino non tocca cibo? Sorridere e sorvolare. Riproveremo più tardi. 
Questo è importante soprattutto nei casi più estremi, dove il rifiuto del cibo può avere a che fare con l’ansia. In questo caso è quanto mai fondamentale che il problema alimentazione non venga ingigantito e che la bolla di ansia e angoscia che impedisce al bambino di avere un rapporto sereno con il cibo si gonfi ulteriormente. 

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